MACERATA – E’ stato, nel panorama pallavolistico nazionale, l’esempio più eclatante di come il Coronavirus possamettere al tappeto una squadra sin dall’inizio, senza darle nemmeno modo di ‘assaggiare’ la nuova stagione. E’ il caso della Med Store Macerata, colpita con cinica precisione del Covid al punto da ritrovarsi, nel breve volgere di pochi giorni, con tutta la rosa positiva ai tamponi e costretta ad un prolungato isolamento domestico forzato. Ed inoltre obbligata ad un…supplemento di preparazione atletica e tecnica, per esordire nel miglior modo possibile dopo uno stop forzato di oltre tre settimane.
«Il gruppo c’è – spiega l’head coach Adriano Di Pinto, intervistato da Fabio Petrelli – abbiamo costruito un bel mix di giovani promettenti e atleti più esperti. Ma la disavventura del Covid ci ha senza dubbio penalizzato, parecchio, perché in pochissimo tempo si sono fermati tutti, con tamponi molecolari positivi. Tutti, a parte Snippe. E stare 22 giorni senza potersi allenare insieme ha finito con il vanificare buona parte del lavoro svolto durante la preparazione. Infatti, al momento stiamo lavorando su quegli automatismi e su quell’organizzazione di gioco che, di regola, dopo qualche partita diventa già patrimonio della squadra. E che invece nel nostro caso, avendo cominciato con diverse settimane di ritardo rispetto alle altre, dobbiamo ancora rodare».
Nell’incastro tra le gare in calendario nel Girone Bianco, quelle da recuperare e quelle rimandate, la Med Store non ha ancora giocato nemmeno un match in casa. E le prime due trasferte, a Brugherio ed a Ferrara, non hanno portato punti in classifica.
«Non è un caso – dice il tecnico di Macerata – che in tutte e due le partite abbiamo vinto, bene, il secondo set. Incontriamo difficoltà ad entrare subito in partita, ma quando lo facciamo le nostre qualità emergono, e si vede. Poi nel finale c’è un crollo, non tanto mentale quanto fisico, ed è ipotizzabile che la fatica accusata dai ragazzi dopo oltre un’ora di gioco sia uno degli…effetti collaterali del virus, perché è la stessa stanchezza che ad un certo punto riscontriamo nelle sedute di allenamento in palestra. Sebbene i test, dopo la negativizzazione dei giocatori, non abbiano rilevato particolari problemi, c’è come la sensazione che il Covid lasci questa sorta di strascico. Probabilmente temporaneo, ce lo auguriamo tutti, ma ora come ora c’è».
Nel frattempo, con l’innegabile vantaggio di non avere nel calendario originariamente stilato turni infrasettimanali, la serie A3 va avanti sfruttando i mercoledì sera come ‘salvagente’ per non congestionare troppo le agende delle squadre e, intanto, cercando di agevolare la disputa delle gare. A prescindere dall’ordine cronologico imposto in estate.
«La logica del ‘gioca chi può’ mi trova totalmente d’accordo. Troppe partite slittate, e credo che far scendere in campo chi ha la possibilità di farlo – lasciando per un attimo perdere l’ordine stabilito dai calendari – possa essere un buon compromesso per evitare di fermarsi. Lo dico sempre: bisogna essere bravi ad adattarsi, ma anche intelligenti nel alzare la testa e guardare oltre il volley, e lo scenario che si presenta resta preoccupante, in Italia come in tante altre nazioni. Siamo rimasti tra i pochissimi spettacoli che provano ad andare avanti nonostante tutto, cercando di soddisfare i tanti appassionati che già sono in sofferenza per non poter assistere nei Palasport alle partite della loro squadra del cuore. Ecco, ritengo che questo sia sufficiente a ritenerci dei privilegiati, ed a non lamentarsi. E’ dura? Sì, certo. E’ dura. Noi a Macerata lo sappiamo bene – conclude Di Pinto – e dopo esserci fermati tre settimane salteremo ancora qualche partita, per qualche problematica di Covid legata ad una nostra avversaria. Ma continuo a pensare che andare avanti, seppur tra mille inciampi, continui ad essere la scelta giusta».